Cavalchiamo insieme le montagne dell’algoritmo di Google.
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Che cos’è e come funziona l’algoritmo di Google
Tempo di lettura stimato: 23 minuti
Indice
Iniziamo con un’affermazione sconcertante che potrebbe scoraggiare chiunque, ma che alla fine è sincera: nemmeno i singoli ingegneri di Google sanno come funziona globalmente l’algoritmo di Google. Ognuno, tra le svariate centinaia di ingegneri che lavorano al complesso algoritmo di Google, sa solo una parte. Ovviamente questo accade per tutelare nella sua interezza sia l’azienda che il brevetto e tutti gli asset (azionisti compresi) della società azionista di Google, che come sapete si chiama Alphabet.
Pertanto, anche negli svariati webinar, conventions, tipo il Google I/O, che si svolge ogni anno a maggio presso il quartier generale del Google Plex di Mountain View o nelle sessioni online, non esistono dichiarazioni assolute sull’algoritmo, ma in gran parte solo speculazioni, talvolta perfino fuorvianti.
Negli anni, Danny Sullivan, uno dei guru della comunicazione di Google e dell’algoritmo, esperto di Search Marketing e già fondatore di Search Engine Land, ha detto di tutto e di più, talvolta ribaltando come una frittata quello che aveva detto l’anno prima di fronte alle platee delle famose conventions in Silicon Valley.
Questo, ovviamente non ha mai contribuito a chiarire il vero funzionamento dell'”algo”, come lo chiamiamo, confidenzialmente, noi addetti ai lavori. Se iniziassimo a citare qui in questa pagina tutto quello che è stato detto e scritto sul funzionamento intrinseco dell’algoritmo di Google, ti verrebbe voglia di “cambiare canale”, perché davvero se ne sono lette di tutti i colori, anche e anzi soprattutto a cura dei collaboratori interni di Google.
L’algoritmo di Google: ecco che cosa devi sapere
Google è il motore di ricerca più grande al mondo. Copre una fetta di mercato che è di circa il 98 e rotti per cento. In Italia, tra l’altro, va oltre al market share mondiale, segno che noi italiani siamo particolarmente affezionati al colosso di Mountain View.
Partiamo dalle basi: il Google Page Rank
Il Google Page Rank è un sistema di ranking sviluppato da Google. L’invenzione e il brevetto sono l’opera di uno dei due fondatori di Google, in questo caso Larry Page, che dei due è sempre stato il “nerdone”. Se pensiamo che Larry Page scrisse una tesina di pre-laurea sulla sua invenzione del Page Rank, possiamo immaginare quanto sia ancora vivo il mito dell’American Dream, che è capace di cambiare letteralmente il mondo, partendo da una cosa che fanno milioni di studenti universitari di tutto il mondo!
Il Page Rank assegna un valore numerico a ciascuna pagina del web e il rank assegnato si basa sul numero e sulla qualità dei link che puntano a quella pagina. L’algoritmo Page Rank è stato progettato ed evoluto per stimare l’importanza di una pagina web e il valore del rank o ranking indica quanto è ben collegata con altre pagine.
L’algoritmo si basa sulla ricerca di collegamenti ipertestuali dalla pagina x alla pagina y. Se esistono molti di questi collegamenti ipertestuali (che indicano che molte persone si collegano a entrambe le pagine), Google parte dal presupposto che quelle due pagine siano correlate tra loro e quindi classifica la pagina x più in alto della pagina y. Ma non solo.
A partire dalla pagina della ricerca del motore, quindi la classica Home Page di Google.it, l’algoritmo del Page Rank riesce a calcolare, quanto tempo stiamo nella pagina sulla quale abbiamo cliccato, dopo la nostra ricerca. Google sa quanto tempo siamo rimasti a leggere la pagina sulla quale abbiamo cliccato (in gergo si chiama: la pagina di atterraggio o “landing page”). Ma Google sa anche come abbiamo scorso la pagina, in gergo ormai anche in italiano si dice “scrollare” la pagina. Cioè Google sa se il lettore ha continuato a leggere la pagina, appunto scorrendola o “scrollandola”, fino a dove è arrivato nella lettura, se è tornato indietro e dopo quanti secondi.
Google sa anche se dalla pagina del motore di ricerca e dopo aver cliccato sulla pagina di atterraggio, continuiamo a navigare in quel sito oppure torniamo a ritroso sul motore di ricerca e ricominciamo a cercare. Se accade questo, Google attribuisce a questo comportamento un segnale negativo: significa che in quella pagina non avevamo trovato quello che stavamo cercando.
A guardare le analitiche dei siti dei nostri clienti, che è una parte del nostro lavoro, è curioso vedere i percorsi di navigazione, perché da lì si capiscono anche i percorsi mentali, che c’interessano per stabilire, tra l’altro, anche i percorsi di acquisto.
In fondo il nostro scopo è quello di far vendere i nostri clienti, quindi il nostro non è solo un esercizio mentale fine a sé stesso o di divertimento. Il tutto ci serve per migliorare l’esperienza utente dei siti e far sì che le persone si fidino di noi.
Ecco la definizione di Google Page Rank
Abbiamo sottolineato due concetti: pertinenza e rilevanza, perché sono due concetti chiave che tornano sempre alla ribalta, quando si parla di pagine web.
Vendi la carne chianina a Montevarchi? Io, potenziale acquirente, voglio sapere tutto della razza chianina, voglio sapere anche come scorre la venatura sull’osso! (È un esempio). Vendi martelletti per i massaggi guasha di medicina cinese? Stessa cosa. Stai cercando una guida per capire quali siano le caratteristiche più nobili del marmo di Carrara? E via avanti così.
Tutto questo ha anche molta pertinenza con le linee guida dei Quality Raters di Google, elaborate da un team specializzato di persone che all’interno di Google è stato dedicato alla valutazione dei siti, al di là dell’algoritmo del Page Rank, che invece è una roba da ingegneri informatici. Di queste linee guida, parliamo nel nostro articolo nel blog, dedicato al concetto dell’E.E.A.T., una sigla inglese che sta per Expertise, Authoritativeness e Trustworthyness. In italiano: Expertise o Know-How, Autorevolezza e Affidabilità.
Di questo concetto ne abbiamo parlato anche nel nostro podcast “Roba da SEO”, in una delle puntate del mese di ottobre 2021. Google, con questo algoritmo, determina che cosa è importante e che cosa non lo è. L’algoritmo di Google è fortemente influenzato dal posizionamento delle pagine, dai backlinks, dalla densità delle parole chiave e dai limiti di scansione del web. Ma su questo ci torneremo in altre pagine e già ne abbiamo anche parlato nel nostro sito.
Come si misura l’algoritmo di Google?
L’algoritmo di Google fluttua e varia ogni giorno, h24. Potremmo dire addirittura che cambia in tempo reale. Anzi, lo fa. Solo che anche noialtri ci guardiamo una volta al giorno, al mattino dopo il caffè. Non è un vezzo da nerd, ma la nostra quotidianità, tant’è vero che anche in questo sito abbiamo inserito in tutte le pagine il Sensore dell’algoritmo di Google a cura di SEM Rush (lo trovate anche nella barra laterale di ogni pagina del sito). Del resto, pensiamo, che da addetti ai lavori, anche un broker assicurativo debba controllare determinati dati al mattino, appena arriva sul posto di lavoro. Per non parlare degli agenti di Borsa o di coloro che si occupano di investimenti di denaro online. È semplicemente ovvio e normale che sia così.
In che modo l’algoritmo di Google influisce sulle strategie di SEO dei contenuti?
Il cambiamento nell’algoritmo di Google ha un impatto significativo sulle strategie di SEO dei contenuti. Infatti il posizionamento/riposizionamento dei siti avviene appunto quotidianamente. Questo significa che sedersi sugli allori, quando sei riuscito a posizionare il tuo sito, non è mai una buona idea, perché, come abbiamo anche raccontato in una delle puntate di novembre del nostro podcast, che si chiama appunto “Roba da Nerd” e che trovate su tutte le piattaforme di audio podcasting, il riposizionamento dei siti operato da parte di Google è un gioco a somma zero. In altre parole se sali tu, scendo io o viceversa.
Per semplificare, chiamatelo “mors tua, vita mea”. Se siete appassionati della teoria dei giochi di Nash, quello del film premio Oscar “A Beautiful Mind”, potete chiamarlo appunto “gioco a somma zero”.
Questo gioco “a somma zero”, però non presuppone necessariamente una corrispondenza uno a uno tra i siti. Può darsi infatti che per un sito che scende in graduatoria, ne salgano quattro e, perdipiù, secondo percentuali diverse. Ad es., fatta 100 (per ipotesi) la discesa un sito, potrebbe verificarsi una crescita di tot siti, poniamo quattro, ma secondo percentuali diverse: ad es. un sito sale di 25, due di 30, un altro di 15 e tutti quanti vanno a riequilibrare la discesa di 100 del primo sito. L’importante è che la somma sia a zero, poiché tutti i siti “sgomitano” per uno spazio finito e definito che è la pagina di ricerca di Google.
Per fare un altro paragone ancora, è lo stesso meccanismo dei vasi comunicanti. Ecco perché il contenuto che scrivi dovrebbe essere sempre ottimizzato per l’esperienza dell’utente e non solo per il motore di ricerca. Perché alla fine, come nella vita reale, Google ci dice sotto sotto che le bugie hanno le gambe corte e che se vai in giro a scopiazzare i testi nel web, Google sa anche chi ha copiato da chi (almeno nel 90% dei casi, ma al 100% dei casi se ti affidi a un SEO Expert che sa come fare in questi casi).
Il cambiamento nell’algoritmo di Google avrà un impatto significativo sulle strategie di SEO dei contenuti. Di questo argomento ne abbiamo parlato nella pagina dedicata alla creazione di contenuti per un sito, cosa di cui ci occupiamo sia qui per noi, che anche per i nostri clienti. Vi rimandiamo a quella pagina, per non ripetere le stesse cose.
La ricerca vocale di Google: che cosa ha cambiato e come influisce sulla SEO
La ricerca vocale di Google (Vocal Search) è uno dei modi più comuni utilizzati dalle persone per trovare informazioni. Il 2019 è passato alla Storia, perché è stato l’anno spartiacque in cui il numero delle ricerche vocali ha superato quelle digitate a mano sulla tastiera. Con la pandemia, questo divario a favore delle ricerche vocali si è ulteriormente allargato. Voi stessi, probabilmente, siete atterrati su questa pagina, provenienti da Google, dopo aver effettuato una ricerca vocale col vostro smartphone.
Gli aggiornamenti della ricerca vocale di Google sono stati apportati per fornire risultati più rapidi e accurati in risposta ai comportamenti degli utenti. Gli utenti ora hanno la possibilità di dettare con la voce le parole delle loro queries, il che aumenta significativamente la velocità delle queries stesse, andando a migliorare anche la precisione, in alcuni casi filtrando perfino i risultati irrilevanti.
L’algoritmo di Google è in continua evoluzione. Quando cambia, l’algoritmo del motore di ricerca si aggiorna e di conseguenza il ranking dei siti web per varie parole chiave può cambiare. Questo può essere un grande vantaggio o svantaggio per qualsiasi azienda a seconda del tipo di attività. Quello che occorre fare è intercettare la domanda potenziale di informazioni richieste nel web nell’ambito del Tuo settore economico, cosa che facciamo noi di Pistakkio per i nostri clienti.
Come monitorare l’algoritmo di Google
Esistono svariati metodi, ovviamente tutti di terze parti (Google si guarda bene dal rivelare in pubblico i segreti del suo algoritmo!), per monitorare il cambiamento e l’evoluzione in tempo reale dell’algoritmo di Google. Qui di seguito, ti diamo le nostre fonti di terze parti da cui traiamo dati fondamentali per fare SEO a livello di “Stato dell’Arte” e dare risultati tangibili ai nostri clienti.
Perché occorre monitorare i dati dell’algoritmo di Google?
A che cosa serve monitorare giornalmente l’andamento dell’algoritmo di Google? Semplice. Ti rispondiamo con un paragone: è come quando parti per un lungo viaggio in autostrada e t’informi sul meteo, sulle code, sul traffico, su dove puoi fermarti a fare una pausa per mangiare e magari anche sugli autovelox presenti! Monitorare il contesto in cui agisce il Tuo sito è fondamentale per avere il classico “polso della situazione”, per calibrare interventi e per ovviare alle problematiche. I dati dei tool di terze parti che monitorano l’algoritmo di Google vanno saputi leggere, ma sono comunque abbastanza intuitivi. Vediamo come maneggiarli.
Le pagine delle ricerche sui motori, in breve chiamate SERP (Search Engine Results Pages), cambiano a seconda dei luoghi, a seconda se si è loggati o meno dentro al proprio account di Google e anche a seconda del famoso intento di ricerca (vedi la nostra pagina Che cos’è la SEO).
Tra parentesi, a tutti i nostri clienti diciamo sempre: se cerchi te stesso (il nome della Tua Azienda, il nome del Tuo Brand) da loggato su Google e ti crogioli sugli “allori”, scendi dal pero! Svegliati! Google sa che tu sei posizionato lì in quel luogo e sa anche che sei titolare di quella azienda! Le prove le devi fare da sloggato in finestra anonima!
Ma torniamo a bomba!
Si vede che le prime dieci posizioni sono sempre molto più stabili, segno che ormai Google considera abbastanza affidabili le fonti segnalate tra le prime dieci. Vuol dire anche che oggigiorno è più difficile “scalzare” dalla prima pagina un concorrente che già sta lì da tempo. Questo si riflette anche sulle “promesse” che possiamo fare ai nostri clienti. Ma arrivare in cima si può ancora fare. Dipende dal settore economico, dalle tempistiche e dagli orizzonti di investimento che ti poni, ma ce la si può fare.
Investire nella SEO ha senso? Noi siamo di parte, ma lo siamo a ragione e non perché siamo in “conflitto di interessi”. Il fatto è che ci crediamo e occorre considerare la SEO come un investimento di medio periodo, da affiancare ad altri strumenti, social media networking e campagne a pagamento online. Credere in un investimento è la prima cosa che s’insegna anche quando s’investono soldi in titoli, azioni o obbligazioni.
L’importante, da parte nostra, è non promettere mari e monti, sfracelli e “celodurismi” vari. Senza far nomi, ci sono aziende di livello nazionale che sono fallite o hanno dovuto cambiare nome, perché promettevano la prima pagina di Google per contratto!
All’insegna della trasparenza e dell’onestà i risultati arrivano e le campagne si rivelano sempre un buon investimento, basta programmarle senza l’avidità di voler ottenere tutto e subito.
Tutti i segreti dell’algoritmo di Google
Ogni anno Google lancia numerosi aggiornamenti e sebbene online ci sia molto brusìo digitale (in inglese c’è una bella parola immediata per definire questo chiacchiericcio sui social, Buzz) non esistono solamente i grandi update come gli “storici” Penguin e Panda, ma anche molti aggiornamenti che Google considera di routine possono impattare negativamente il Tuo sito. Qui di seguito, indichiamo alcuni tra i migliori tools, per addetti ai lavori e non, che potete utilizzare per verificare in modalità “rabdomante” che cosa accade online al livello di algoritmi.
Cognitive SEO
Il primo strumento che ti consigliamo per tenere sott’occhio il “Google Algo” è il Sensore di Cognitive SEO. Molto utile, perché settabile anche sull’Italia o su svariati paesi del mondo. Per prima cosa si può impostare sia sulle oscillazioni delle ricerche da mobile e da desktop, cosa oggi ormai imprescindibile. Ovviamente, in primis, occorre monitorare le ricerche da mobile e solo in seconda battuta quelle da computer desktop. Cognitive SEO fa vedere le fluttuazioni delle posizioni in SERP, potendole settare tra le prime 10, 20 e 50 posizioni. Si possono anche verificare i cambiamenti, impostando 3, 5 o 10 cambiamenti di posizione. Ad es. impostando 10, si tracceranno solo gli spostamenti di 10 o più posizioni in SERP, mentre impostando il Sensore su 3 si avranno dei risultati molto più granulari e “di fino”. Se può essere di vostro interesse, questo è il primo sensore di Google che guardiamo al mattino, appena iniziamo la giornata di lavoro!
Mozcast
Molto famoso e usato internazionalmente è il Sensore di Moz, altro tool planetario della SEO, che ha creato Mozcast, impostandolo come se fosse una previsione meteo. Il gioco di parole è con Weather Forecast, previsioni meteo in inglese, e anche la simbologia, rimanda al mondo della meteorologia, con le classiche icone in stile app meteo. Cominciamo col dire che è incentrato solo sugli USA, quindi non tiene conto delle ricerche dei vari paesi. Ciò nonostante, può dare sicuramente un’idea di che tempo fa, sebbene poi le pagine di Google di ogni paese abbiano delle dinamiche differenti e risentano di diversi gusti, anche dettati dall’attualità locale (un esempio: Fedez in Australia non se lo fila nessuno!). Comunque vi spieghiamo lo stesso come funziona Mozcast. Ogni 24 ore Mozcast traccia un paniere selezionato di 10 mila parole chiave, scelte tra 20 settori dell’economia e dell’industria e 5 città statunitensi tra le maggiori. A questo punto il sensore di Moz analizza i risultati organici, paragonandoli a quelli del giorno precedente. Mozcast segna la temperatura (tra l’altro in gradi Fahrenheit) ipotizzando una volatilità neutra situata a 70°F (pari a 21°C). Più calda è la temperatura, maggiori sono state le oscillazioni dei ranking di Google nelle precedenti 24 ore.
Advanced Web Ranking
Molto interessante, al contrario, è AWR, perché settabile su Italia e altri 20 paesi, anche da mobile, con anche la comparazione tra desktop e mobile, e settabile anche su 26 settori economici. Il tool mostra la volatilità e le fluttuazioni medie nelle ricerche di Google, correlandole agli aggiornamento recenti dell’algoritmo. La volatilità è calcolata su base quotidiana e si fonda sui cambiamenti di ranking, tenendo conto di 400 mila parole chiave per le ricerche desktop e di 200 mila parole chiave per le ricerche da mobile. Il range della fluttuazione va da 1 a 10, ed è basata sul giorno corrente, paragonato alle variazioni medie degli ultimi 30 giorni. Questo è il secondo sensore che apriamo al mattino.
SERP Metrics
Il SEO tool di origine russa SERP Metrics ha creato SERP Metrics Flux, anche qui creando un’analogia, ma stavolta con la febbre e l’influenza (da già prima della pandemia). Qui, in un grafico a 30 giorni si monitorano le oscillazioni dei cambiamenti in SERP, solo su USA e con l’unico settaggio possibile tra le prime 10 o le prime 100 posizioni.
Algoroo
Algoroo è un tool di tracciamento dell’algoritmo di Google, a cura di un’agenzia SEO australiana, DEJAN. Anche qui i colori, dal verde al giallo al rosso, indicano cambiamenti di Google da tenere d’occhio, ma purtroppo monitora solo USA e Australia e per noi in Europa è quindi di scarso interesse, a meno che tu non abbia un e-commerce che commercia con questi paesi.
Rank Ranger
Altro tool basato su dati USA, come Algoroo, ma valido.
Il Risk Index Tool di Rank Ranger trasforma in grafico visuale i pattern di ranking dell’algoritmo di Google. È stato sviluppato per fornire un monitoraggio quotidiano dei cambiamenti dell’algo di Google. I numeri visualizzati sul grafico rappresentano i cambiamenti nel ranking alla data specifica. La scala è da 0 a 100 dove 100 è il massimo. Anche i colori indicano il livello di minaccia attuale nei cambiamenti del ranking di Google, già quando vedi il colore arancione dovresti dare un’occhiata se il tuo sito sta perdendo posizioni ed eventualmente occorrerà prendere delle decisioni in merito. Il colore rosso sta a significare che bisogna prendere misure drastiche per proteggere il tuo ranking.
SERP Stat
Anche SERP Stat è un tool della SEO molto valido. È di origine russa, come molte applicazioni valide del nostro settore. Qui i valori dei cambiamenti sono da 0 a 100, il concetto non cambia. Anche qui il nome del sensore fa riferimento alle tempeste meteo (si chiama Storm Index, indice di tempesta) Si monitora anche Yandex, il principale motore di ricerca russo. Sono presenti i database di tutti i paesi, Italia compresa.
SEM Rush Sensor
Il noto tool dedicato al marketing SEM Rush mette a disposizione il SEM Rush Sensor, che è anche su tutte le pagine di questo sito nella barra laterale a destra. Si tratta probabilmente del miglior “sensore” dei cambiamenti dell’algoritmo di Google , sia perché molto comprensibile al livello di grafica, sia anche perché si può settare per i diversi paesi (presente anche l’Italia) e anche per il desktop vs. mobile. Ovviamente di default è consigliabile settare il mobile per ragioni che non c’è bisogno di ricordare. Il Sensore monitora anche i diversi settori dell’economia.
I dati di oggi del SEM Rush Sensor aggiornati in tempo reale.
La Storia dell’algoritmo di Google
Per concludere questa mega carrellata sui tools dedicati al monitoraggio del Google Algo, riportiamo qua sotto alcune tra le date “storiche” dei cambiamenti della Search.
🏁 Panda ➡️ 24 febbraio 2011 (alcuni dicono che fu lanciato nella notte tra il 23 e il febbraio, ma potrebbe dipendere dalla East vs. West Coast USA)
🏁 Penguin ➡️ 24 aprile 2012
🏁 Hummingbird ➡️ 20 agosto 2013
🏁 Pigeon ➡️ 24 luglio 2014
🏁 Mobilegeddon ➡️ 22 aprile 2015
🏁 “Medic” Update ➡️ 1 agosto 2018 (nome ufficiale “Confirmed Broad Core Update”)
🏁 Bert ➡️ 25 ottobre 2019
🏁 Mum (Multitask Unified Model) ➡️ presentato il 19 maggio 2021 al Google I/O, ma non ancora implementato
Conclusioni e insegnamenti che possiamo trarre dal monitoraggio dell’algoritmo di Google
Se noti dei cambiamenti nel Google Algo e allo stesso tempo il Tuo sito è afflitto da crolli nel ranking, monitorabili anche su Google Search Console o con i tools professionali della SEO che usiamo anche noi di Pistakkio, è sicuramente opportuno farti vivo presso di noi o dal Tuo Consulente SEO di fiducia. Quello che nel frattempo stai iniziando sicuramente a comprendere è che, da ora in avanti, il Tuo Consulente SEO di fiducia è colui che non solo riesce a darti la diagnosi, ma riesce anche a trovare le soluzioni più adatte a rimediare a queste piccole catastrofi informatiche. Ricordati che oggigiorno essere visibili online rappresenta un asset aziendale del Tuo Business. Non è più solamente un vezzo o una vanity metrics, una “metrica della vanità”, cioè un numerino che ti fa sentire “figo”, tipo il numero dei Likes della Tua pagina Facebook, che non conta una benemerita ceppa di nulla. Essere visibili, oggi, significa ricevere più telefonate, più visite fisiche all’interno del Tuo negozio o Azienda. Contattaci se vuoi saperne di più! Fissiamo un appuntamento e parliamone senza impegno!
Saremo felici di farti offerte personalizzate, discutendo di persona e possibilmente in presenza tutte queste cose.
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Ricorda anche che due volte a settimana siamo a Firenze, presso la nostra sede in Via San Gallo 21r, di fronte all’Università. Lì disponiamo anche di una sala riunioni isolata acusticamente, che permette di svolgere riunioni in assoluta privacy.