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Facciamo insieme il punto della situazione, a distanza di un mesetto dal fantasmagorico annuncio di Mark Zuckerberg del rebranding di Facebook, che ha cambiato il nome in Meta. L’annuncio è stato dato a fine ottobre al Facebook Connect 2021, sia in diretta video che sui social del Gruppo.
Partiamo dalla notizia: il 29 ottobre 2021 Mark Zuckerberg annuncia in un video e sui social media che Facebook cambia nome e diventa Meta. Ne ha parlato tutto il mondo, per cui potete anche andare su Google e fare una ricerchina.
Oggi la nuova veste di Meta, incarnata dalla parola Metaverse è incastonata all’interno della sezione About del colosso di Menlo Park.
Se vi andate a leggere tutta la documentazione e, se proprio non avete nulla da fare, volete anche vedervi il keynote di Zuckerberg, alla fin fine, ci sono solo i visori di Realtà Virtuale VR e qualche bella foto. Si parla di “immersive learning”, quindi di “esperienze di apprendimento coinvolgenti” (ma in inglese suona meglio!). Si parla di nuova innovazione responsabile (!), di trasparenza, di inclusività e di empowerment (altra parola molto bella!).
La parola Metaverse fu coniata nel 1992 in un libro di Neal Stephenson, Snow Crash, una fiction fantastica in cui il Metaverse è un posto immaginario, ovviamente fantastico, che è reso possibile all’Umanità, grazie ad una rete in fibra ottica, disponibile su scala mondiale.
L’autore di quel libro, Neal Stephenson, nonostante abbia smentito qualsivoglia connessione (!) con l’annuncio di Meta, ha tuttavia potuto godere di un rialzo delle vendite colossale del suo libro su Amazon, nonché di un’esplosione delle ricerche del suo libro su Google Trends.
Ma torniamo al keynote. A proposito di parole chiave segnalo l’uso randomizzato della parola “connessione” per infarcire le frasi e studiato ad hoc. Altra parola focus “together”, insieme. We’ll Do It Together, insomma lo faremo insieme. Sembra lo slogan dell’ultimo modello di scarpe della Nike. Volete altre parole chiave citate?
New, nuovo. E poi (cito random):
Immersione, trasparenza (l’avevo già detto? Eh, sì…). Approccio e, altra parola magica, “esperienza”.
Esperienza immersiva e coinvolgente. Approccio responsabile, obiettivo di inclusività.
Avete presente quei generatori automatici di Meta TITLE e Snippet che ci danno le combinazioni migliori per creare i titoli degli articoli? Ecco. Siamo lì.
L’annuncio a sorpresa: Facebook diventa Meta. È solo un rebranding o c’è sotto assai di più?
Sono molti i brand di livello mondiale che, in passato, hanno dovuto ricorrere ad un rebranding per salvarsi la faccia. E adesso possiamo ufficialmente aggiungere Facebook, anzi, ooops, scusate, Meta, a questa lista.
Oltre alla presentazione del nuovo logo, Zuckerberg ha ribadito che il nome Facebook non è più adatto a rappresentare adeguatamente quello che il Gruppo che egli ha fondato aspira ad essere.
Ma per noialtri, sia utenti che addetti ai lavori, è solo un F5 (leggasi, “Refresh”) da megalomane o c’è qualcosa sotto che può anche interessarci?
L’idea generale è che Meta sarà un po’ l’ombrello sotto il quale staranno tutti gli altri brand ormai consolidati e che non cambieranno nome. Sembra quindi un po’ la stessa operazione che fece a suo tempo Google, quando rinominò la capofila in Alphabet, nell’ormai lontano ottobre 2015.
Da qui anche il logo, più o meno criticato (a me non piace affatto!), che riprende il simbolo di infinito nelle macchine fotografiche e allo stesso tempo scimmiotta il volante di una console giochi qualsiasi.
Il Metaverse, infatti, non è altro che il playground virtuale che esiste su Internet e che negli ultimi anni ci ha regalato, anche grazie a Zuckerberg, i vari leaks di notizie, scandali vari, tipo Cambridge Analytica, elezioni truccate in mezzo mondo, l’ascesa dei populismi, grazie alle sponsorizzazioni, che certo non facevano schifo né a Zuckerberg, né alla sua braccio destro operativo Sheryl Sandberg. Eppure i conti aziendali tengono: nel terzo trimestre 2021 l’utile è salito del 17% a 9,1 miliardi di dollari, su ricavi in aumento del 35% a 29,01 miliardi.
Ma ormai è chiaro che Zuckerberg è più un freno alla rinascita dell’azienda, piuttosto che un volano dell’innovazione. È quanto ormai si dice in svariati ambienti, soprattutto finanziari, quando si afferma che ormai Zuckerberg sarebbe pronto a lasciare lo scettro della sua creatura.
Tornando al parallelo con Google, proprio dopo il rebranding in Alphabet della capofila, i due fondatori Larry Page e Sergey Brin decisero di abbandonare le loro cariche. È assai probabile che accada molto presto una cosa analoga anche in Facebook, ooops, in Meta, con un passo indietro di Zuckerberg o quantomeno un passo laterale, tipo che aprirà una fondazione per fare del bene, come fece poi Bill Gates di Microsoft.
Non sappiamo ancora quando questo avverrà, ma, statene certi che avverrà. Questo non ci libererà da Facebook, né da Instagram. È inutile che ci giriamo intorno: la pubblicità su Facebook e su Instagram funziona. Ve lo garantiamo anche noi di Pistakkio e lo possono testimoniare anche i nostri clienti, che ci commissionano le campagne. Magari Zuckerberg non sarà la persona più simpatica di questo mondo, ma ha dato alla luce una creatura di cui non ci libereremo presto.
Poi, se non vi vedete tra due anni andare in giro col visore in stile Realtà Virtuale non importa. Se ne riparla tra un po’.
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