Yep, il nuovo motore di ricerca di Ahrefs

Scritto da: Fabrizio Gabrielli

Ecco Yep, il nuovo motore di ricerca a cura di Ahrefs Nei giorni scorsi è stato presentato il nuovo motore …

Ecco Yep, il nuovo motore di ricerca a cura di Ahrefs

Tempo di lettura stimato: 9 minuti

Nei giorni scorsi è stato presentato il nuovo motore di ricerca Yep, creato dal team del celebre SEO tool Ahrefs.

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La schermata principale di Yep, da desktop

In un’intervista in esclusiva, pubblicata sul magazine della SEO, Search Engine Journal, il CEO di Ahrefs, Dmytro Gerasymenko ha spiegato tutte le ragioni di un progetto che ha il non indifferente scopo di mettersi in concorrenza, nientemeno che con Google.

Mentre molti addetti ai lavori parlano già di suicidio annunciato e scommessa persa in partenza, dobbiamo intanto spiegare, per chi non lo sapesse, che cos’è Ahrefs, uno dei SEO tools più accreditati tra gli addetti ai lavori del settore della SEO. Diremo da dove è partito, dov’è arrivato fino ad oggi e, soprattutto, dove vuole arrivare, con un investimento iniziale di 60 milioni di dollari, senza investitori esterni alle spalle, ma finanziato solo con il proprio parco clienti di oltre 50 mila account attivi (tra i quali anche il nostro di Pistakkio).

Che cos’è Ahrefs e perché ha questo nome così complicato?

Ahrefs è uno tra i SEO tools più importanti per gli addetti ai lavori della SEO. I suoi maggiori concorrenti sono SEM Rush e Moz, con i quali forma una triade di colossi mondiali che sono presenti su tutti i mercati. Ovviamente il mondo della SEO è popolato da molti altri tools, i quali svolgono mansioni differenti e su cui torneremo in questo blog, che si occupa appunto di SEO (in massima parte).

Il nome di Ahrefs, un po’ da nerd, deriva dal comando di codice HTML che contraddistingue i links, che appunto inizia con questa sigla, che sta per Anchor Hypertext Reference (in italiano, Ancora di Riferimento Ipertestuale), mentre la “s” finale sta per il plurale in inglese.

Un’ancora di riferimento ipertestuale è appunto un riferimento ipertestuale vincolato a un link (àncora) e come sappiamo tutti, i links sono alla base del web e di internet, in quanto consentono di passare da una pagina all’altra, spaziando in tutto il mondo online (non a caso si dice “navigare” nel web).

Di norma un link, nel codice, assume appunto il formato di

<a href="https://www.esempio.com">link</a>

e da qui prende il nome questo tool, nato nel 2005, tra l’altro di origine ucraina, ma che oggi ha base legale a Singapore.

Dal 2005 a oggi Ahrefs si è ingrandito, diventando un colosso mondiale che scansiona 8 miliardi di pagine ogni 24 ore (fonte). I suoi data center, localizzati a Singapore, elaborano 100 Petabyte di dati al giorno e, come dicevo prima, la base dei clienti ammonta a 50 mila account attivi (tra cui anche io).

Già nel 2019 Ahrefs aveva annunciato la sua intenzione di dar vita a un nuovo motore di ricerca, ma i piani erano poi stati rallentati dalla pandemia e dalla crisi conseguente. Ora Yep vede la luce con un lancio che lo vede già attivo anche da noi in Italia, sebbene però non sia ancora possibile settare la lingua italiana come lingua di interfaccia del motore di ricerca.

Il bot di Yep, il data center e la base dati su cui si affida il nuovo motore di ricerca

Yep raccoglie i dati con il bot proprietario di Ahrefs, che si chiama AhrefsBot. AhrefsBot visita più di 8 miliardi di pagine web ogni 24 ore, il che lo rende il secondo crawler più attivo al mondo, dietro solo a Google (fonte). Il comunicato dell’azienda dichiara che ci sarà presto un passaggio a un bot più sofisticato, che prenderà il nome di YepBot, ma non sono stati rilasciati i dettagli sugli eventuali miglioramenti che questa nuova versione del bot avrà, rispetto a quello attuale, proveniente dal tool.

Mettersi in concorrenza su Google è un suicidio annunciato per Yep?

OK, facciamo finta che io voglia mettermi a costruire automobili e che decida di iniziare a fabbricare auto di lusso. A quale auto pensate? Penso che tutti abbiate detto Ferrari. Più o meno il 98% di voi, che state leggendo. Perché? Perché è tutto branding, nonostante gli insuccessi in Formula 1, la Ferrari ha uno dei brand più potenti al mondo, in termini di attrattività.

Quale può essere lo scopo di Yep, se si mette in concorrenza con Google? Oggi il colosso di Mountain View ha una quota di mercato in Italia pari al 94,63% (fonte), ma da dispositivo Mobile è il 98,38 (fonte), mentre in Europa questa quota di mercato scende al 92,29% (fonte) (da Mobile 96,85%fonte).

Tu che cosa usi per cercare le cose su Internet? Bing? Ecosia? DuckDuckGo? Qwant? Brave? Tutte robe da nerd e di super nicchia, tutte cose che uso io per sperimentare, ma che non fregano a nessuno che non sia un addetto ai lavori.

Lo scopo di Yep non può essere quello di fare concorrenza a Google. Lo scopo può essere però quello di costituire una valida alternativa, in ottica di rispetto della privacy, con un modello di business, simile a quello di DuckDuckGo, che infatti ha una sua nicchia di riferimento e di affezionati, soprattutto in USA.

Inoltre Yep ha probabilmente lo scopo di branding per il SEO tool di Ahrefs, tant’è vero che stiamo qui a parlarne. Rafforzare il brand di Ahrefs mi sembra uno degli scopi principali, anche perché un addetto ai lavori come me, che è contento del tool, come lo sono io di Ahrefs, non potrà che parlar bene del corrispettivo motore di ricerca.

La schermata di Yep è in pieno stile minimal, come va oggi di moda.

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La schermata di Yep da dispositivo Mobile

Look personalizzabile anche col Dark Mode, altra cosa che va molto di moda per i siti (il look con la pagina scura, che si addice alla navigazione in notturna).

Cosa non indifferente: se non sei contento della SERP di ricerca che hai ottenuto con Yep, ci sono i pulsanti per shiftare su Google, Bing e DuckDuckGo (più un altro motore di ricerca sconosciuto che si chiama Mojeek e che nemmeno io ho mai sentito nominare, il che la dice lunga, dato che sono addetto ai lavori).

Il modello di business di Yep si basa sul Revenue Sharing 90/10

Profit sharemanifesto yep
Il manifesto di Profit Share di Yep

Ho già scritto che il modello di business, lato tecnico privacy oriented, di Yep si basa su DuckDuckGo, che comunque ha una discreta fetta di aficionados nel mondo anglosassone. Sul versante della sharing economy Yep punta sulla condivisione dei profitti del motore di ricerca con i creatori di contenuti, soprattutto con riferimento ai siti di News. La base di partenza è 90/10, dove 90% sarà redistribuito ai creatori di contenuti di News (potenzialmente anche i singoli blog) e il 10% sarà tenuto dal motore di ricerca. La dichiarazione è del CEO di Ahrefs, Gerasymov, nell’intervista già citata a Search Engine Journal.

Come funziona la SERP di Yep? Facciamo un paragone con Google

  • Yep non utilizza i cookie per impostazione predefinita, a meno che l’utente non modifichi le impostazioni predefinite.
  • Poiché Yep dispone del proprio indice di ricerca, non effettua chiamate API di terze parti e non condivide informazioni degli utenti con terze parti.
  • Yep si prefigge di implementare anche i Rich Results, ma per adesso non li prevede, cosa che si vede alla prima schermata di paragone con Google (vedi il video sotto).
  • Yep al momento non utilizza un rilevante dataset di dati strutturati, ma ha in mente di implementarli sempre di più.

Per ora mi fermo qua. Ho fatto un breve video dove vado a confrontare Yep con Google. Tornando al paragone con le auto, anche per chiarire la faccenda ai non addetti ai lavori, direte voi, non è possibile confrontare le vetturette che si guidano senza patente con una Ferrari. Eppure Yep non è un motore di ricerca qualsiasi. Proviene pur sempre da un colosso mondiale della SEO, come Ahrefs, seri professionisti con i controfiocchi che non sono dei parvenus o degli improvvisati e che sicuramente non hanno affatto l’intenzione di screditare il marchio da cui provengono (Ahrefs, appunto).

Prime impressioni su Yep

Pertanto, anche se acerbo (e lo dico nel video), ci sarà da aspettarsi delle modifiche che renderanno questo motore di ricerca, se non proprio un competitor di Google, sicuramente un’alternativa valida a DuckDuckGo o ad altri motori di ricerca di nicchia.

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Autore

Fabrizio Gabrielli

Mi piace camminare all'aria aperta, amo le penne stilografiche e la mia moto Kawasaki ER6-f. SEO Expert, Growth Hacking Manager e web marketing addicted. Dopo una ventennale collaborazione con svariate multinazionali, soprattutto dalla Germania e dagli USA, nel febbraio 2019 ho fondato Pistakkio®, che è marchio registrato in tutta Europa. Creo Valore nel posizionamento SEO di progetti web e faccio pubblicità online su Google Ads per le piccole e medie imprese del tessuto imprenditoriale local business in Toscana e in tutto il Centro Italia.

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